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Bujumbura

Il Burundi è un piccolo stato africano di 27.830 km² di superficie che confina con il Ruanda a nord, con la Repubblica Democratica del Congo a ovest, e con la Tanzania a sud ed a est. Si trova nella regione geografica dei Grandi Laghi ed è uno stato senza sbocco al mare. Politicamente appartiene all’Africa Orientale e talvolta all’Africa dei Grandi Laghi. La sua capitale è Bujumbura.

Abitato fin dai tempi più remoti, conobbe la colonizzazione prima tedesca (Deutsch-Ostafrika), poi belga ed ottenne l’indipendenza nel 1962.

Dal 1966 il Burundi è una repubblica presidenziale e l’attuale capo di Stato e di governo è il presidente della repubblica Pierre Nkurunziza.

Il Burundi è stato abitato fin dai tempi più antichi. Le prime testimonianze archeologiche datano ad un milione di anni fa. Ma le prime notizie storiche, supportate da fonti di letteratura orale, narrano della nascita del Regno del Burundi ad opera di Ntare Rushatsi presumibilmente attorno al 1680.

Nel 1884 i tedeschi invasero sia il Burundi che il Ruanda, entrambi annessi come protettorato all’Africa Orientale Tedesca. Durante la prima guerra mondiale i belgi invasero a loro volta i territori che vennero chiamati Ruanda-Urundi ed affidati dalla Società delle Nazioni al Belgio come mandato. L’amministrazione belga mantenne sostanzialmente gli assetti sociali e politici preesistenti, secondo i principi dell’amministrazione indiretta, ma non tenne conto della complessità della struttura tradizionale ed operò una drastica semplificazione di tipo razziale, secondo i dettami dell’epoca, avvantaggiando una parte sociale minoritaria, i batutsi, ai danni della maggioranza, i bahutu ed i batwa. I conflitti “etnici” iniziati all’epoca, non hanno ancora trovato una soluzione definitiva.

Il Burundi ottenne l’indipendenza nel 1962, come monarchia costituzionale. La nuova organizzazione politica consolidò la posizione di potere dei batutsi, conservata illegalmente anche dopo le elezioni legislative del 1965, in cui i bahutu ottennero la maggioranza. La tensione fra i due gruppi etnici diede luogo a una successione di disordini e colpi di stato, che iniziarono con l’assassinio di Louis Rwagasore del 1961 e continuarono con la presa di potere del capitano Tutsi del clan Hima Michel Micombero nel 1966. Micombero soppresse la monarchia e proclamò la nascita della repubblica, autodichiarandosi presidente della repubblica del Burundi.

Nel 1972 col pretesto di un tentativo di colpo di Stato hutu, il governo si rese responsabile del genocidio più grande della storia del Burundi. Vi fu una strage selettiva di tutti i quadri hutu a tutti i livelli: amministratori, magistrati, insegnanti, militari, religiosi. Le vittime furono 400.000 e 500.000 i profughi costretti a fuggire nello Zaire e in Tanzania. Il massacro è ricordato col nome di ikiza, la catastrofe.

Un nuovo colpo di Stato, nel 1976, portò alla presidenza Jean-Baptiste Bagaza, cugino di Micombero e confermò la struttura monopartitica, clanica e regionalista del paese. Bagaza continuò la politica selettiva a danno degli Hutu, anche se di bassa intensità, operando il cosiddetto genocidio intellettuale: agli studenti hutu venne impedito l’accesso alle scuole superiori.

Il terzo colpo di Stato, nel 1987, portò al potere Pierre Buyoya, militare della stessa famiglia dei precedenti. Buyoya sotto pressione dell’opinione pubblica internazionale si fece carico di risolvere la crisi del paese intraprendendo un percorso di democratizzazione. Nel 1991 si insediò nel paese il primo governo a maggioranza hutu; nel 1992 fu stesa una nuova costituzione che prevedeva un sistema pluripartitico e nel 1993 si tennero le prime elezioni presidenziali democratiche. A vincerle fu l’hutu Melchior Ndadaye, leader del FRODEBU, Fronte per la Democrazia in Burundi. Ndadaye fu assassinato poche settimane dopo la nomina a presidente in un ennesimo colpo di Stato, causando nuovi disordini nel paese e una nuova strage perpetrata dall’esercito, ancora controllato dai Tutsi, ai danni degli hutu.

Anche il successore di Ndadaye, Cyprien Ntaryamira, era un hutu; egli perse la vita nell’aprile del 1994, in un attentato aereo, insieme al presidente del Ruanda. Questo evento scatenò un’ondata di violenza in Ruanda, ai danni dei tutsi. A Bujumbura si vissero giorni di terrore temendo una ripresa delle violenze e nuove rappresaglie. Per contenere l’esplosione di violenza in Burundi, 12 dei 13 partiti costituirono un grande governo di coalizione. Questo governo rimase al potere fino al 1995, per essere rovesciato nel 1996da un nuovo colpo di Stato da parte di Buyoya.

Gli scontri etnici in Burundi e Ruanda, soprattutto negli anni novanta, contribuirono a isolare i due paesi dalla comunità internazionale e anche dagli stessi paesi confinanti, che tuttavia furono parte attiva nei tentativi di riconciliazione, a partire dagli accordi di Arusha del 1993, colloqui di pace fra hutu e tutsi tenutisi ad Arusha (Tanzania) nel 1993.

Nell’agosto del 2000 un accordo fra i gruppi politici del Burundi stabilì una serie di scadenze per la restaurazione della democrazia, nel 2003 venne firmato un cessate il fuocofra il governo guidato da Buyoya e il gruppo di ribelli hutu più numeroso, il Conseil National pour la Défense de la Démocratie-Forces pour la défense de la démocratie (CNDD-FDD). Nello stesso anno il leader del FRODEBU, Domitien Ndayizeye prese il posto di Buyoya come presidente del paese. L’ala più estremista dei ribelli Hutu, il gruppo Forces Nationales de Libération (FNL), continuò a rifiutare qualunque forma di accordo.

La risoluzione ONU 1545 del maggio 2004, visto il proseguire dei combattimenti, stabilì la costituzione della missione United Nations Operation in Burundi (UNOB) con l’invio di forze di peace-keeping per supportare i processi di democratizzazione definiti negli accordi di Arusha. Nell’agosto del 2004, il FNL massacrò 152 tutsi congolesi al campo di rifugiati di Gatumba, nella parte occidentale del Burundi. Il governo emise dei mandati di arresto nei confronti dei leader del FNL Agathon Rwasa e Pasteur Habimana, dichiarando il gruppo un’organizzazione terrorista.

Del febbraio 2005 è l’approvazione della nuova Costituzione seguita da elezioni e nomina del nuovo presidente, il leader del partito CNDD-FDD Pierre Nkurunziza. Secondo quanto stabilito dagli accordi di pace la composizione delle istituzioni è equamente ripartita fra hutu e tutsi. Nkurunziza si è poi rivelato inadatto al ruolo, è stato coinvolto in molti scandali (poi insabbiati) ed ha avuto più di un atteggiamento dittatoriale.

Gruppi di ribelli del FNL sono tuttora attivi in alcune province ma nel giugno 2006 sono state avviate trattative di pace a Dar-es-Salaam che hanno portato ad un cessate il fuoco. Sono tuttora in corso trattative riguardanti l’integrazione dei ribelli nelle forze armate del paese. Alla fine del 2007 e all’inizio del 2008 gli scontri sono ripresi, salvo poi fermarsi definitivamente; attualmente è in corso l’ennesima trattativa che permetterebbe all’FNL di diventare un partito politico, dandogli così la possibilità di partecipare alle elezioni che si terranno nel 2010.

In Burundi il tasso di corruzione è molto alto e le istituzioni non fanno praticamente nulla per migliorare la situazione, oltre a questo bisogna tener presente l’alto tasso di povertà che imperversa nel paese e che esaspera la gente. Nel 2008 il parlamento del Burundi ha approvato l’abolizione della pena di morte per tutti i reati diventando così il terzo stato ad abolire la pena di morte nel 2008.

Il 13 maggio 2015 è stato tentato un colpo di stato per deporre il presidente Nkurunziza, fallito due giorni dopo.


Gitega – Veduta

Il 24 dicembre 2018 la capitale viene spostata da Bujumbura a Gitega

(Fonte Wikypedia)

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